Con la morte di Guido Cantelli, il 24 novembre 1956, in una sciagura
aerea ad Orly (Parigi), il mondo musicale perse uno dei musicisti più
promettenti del secondo Dopoguerra, il direttore d’orchestra
considerato l’erede artistico di Toscanini e De Sabata. Era stato
nominato da una settimana appena (a 36 anni) direttore della Scala di
Milano.
Interprete aristocratico e geniale, Cantelli era nato a Novara il 27
aprile 1920, secondogenito di Antonio ed Angela Riccardone.
Straordinariamente dotato per la musica, Guido fu ben presto affidato
dal padre (direttore della banda del 17° reggimento artiglieri,
all’epoca di stanza a Novara) a Felice Fasola, Maestro di cappella ed
organista della Basilica di S. Gaudenzio. Con lui imparò a muovere i
primi passi come cantore, pianista ed organista. Quindi, proseguì gli
studi con il maestro Paolo Delachi e infine, nell’agosto 1939 fu
ammesso al Conservatorio Verdi di Milano. Fu allievo di Arrigo Pedrollo
e Giorgio Federico Ghedini per la composizione, di Antonino Votto per
la direzione d’orchestra. Diplomatosi all’inizio del 1943, Cantelli
esordi con successo sul podio operistico poche settimane dopo al Teatro
Coccia (21 febbraio) dirigendo una replica de "La Traviata": chiamato
alle armi, fu pero costretto ad interrompere la sua attività, cosi
brillantemente avviata.
Dopo l’8 settembre fu internato in un campo di lavoro nei pressi di
Stettino, non lontano dalle rive del Baltico. Tornato in Italia, riuscì
a fuggire dal sanatorio di Bolzano, in cui era stato ricoverato (la
prigionia lo aveva ridotto a pesare 36 chili) e a raggiungere
rocambolescamente Novara. Per vari mesi rimase nascosto; poi
riprendendo gradualmente le forze, tornò al lavoro con alcuni
allestimenti operistici minori (Biella, Novara, Vercelli), in cui "si
fece le ossa" per poter affrontare in seguito impegni ben più gravosi.
Nel 1945, subito dopo la Liberazione, sposò Iris Bilucaglia e si
trasferì a Milano, in via Livorno, nei pressi del Conservatorio. II 27
luglio dello stesso anno Cantelli esordi con l’Orchestra del Teatro
alla Scala in un concerto della stagione estiva al Castello Sforzesco.
Fu un nuovo successo. Gli furono offerti in rapida sequenza diversi
ingaggi: a Torino con l’Orchestra della Rai, alla Fenice di Venezia, a
Bologna, Genova, Cagliari, a Roma con l’Orchestra di Santa Cecilia, a
Firenze con l’Orchestra del Maggio Musicale. In questi anni fece la
conoscenza di molti musicisti promettenti o gia affermati, come Arturo
Benedetti Michelangeli (che diede svariati concerti sotto la direzione
di Guido e si espresse su di lui in termini molto lusinghieri), Nino
Sanzogno, Arrigo Pelliccia, Franco Ferrara, Ferruccio Scaglia, Marcello
Abbado, il pianista e compositore siciliano Franco Mannino.
Il 21 maggio 1948 diresse il suo primo concerto nella ricostruita sala
del Piermarini e fu subito notato da Arturo Toscanini, che lo volle sul
podio della sua orchestra, la leggendaria N.B.C. Symphony. Cantelli
partì per gli Stati Uniti nel dicembre dello stesso anno ed esordi
trionfalmente nello Studio 8H il 15 gennaio 1949, con un programma
comprendente la Sinfonia n° 93 di Haydn e la Sinfonia "Mathis der
Maler" di Hindemith, pagina quest’ultima che gli fu sempre
particolarmente cara. Al termine dei quattro impegni previsti con la
N.B.C. fu scritturato per sostituire sul podio della Philadelphia
Orchestra un collega indisposto, ottenendo nuovi aperti consensi: da
allora fa un susseguirsi ininterrotto di successi.
Nel 1950 partecipò alla tournée britannica dei complessi della Scala,
la prima all’estero dopo la guerra, ed infiammò istantaneamente il
pubblico locale: a furor di popolo la Scala fu costretta a programmare
un concerto straordinario diretto da Cantelli, e la His Master Voice
volle a tutti i costi fargli incidere subito la Quinta Sinfonia di
Cajkovskij. Da quel momento Londra fu una delle sue sedi principali di
attività: nel 1951 esordi con la Philharmonia Orchestra fondata dal
produttore della EMI Walter Legge (al tempo diretta abitualmente da
Wilhelm Furtwängler e dal giovane Karajan), e nel corso dei sei anni
successivi incise con essa quasi tutti i suoi dischi, ancor oggi
considerati come dei classici intramontabili.
All’inizio del 1952 un altro importantissimo esordio, quello con la New
York Philharmonic Orchestra, della quale Cantelli divenne uno fra i più
assidui maestri ospiti. Durante gli anni della sua attività
internazionale, diresse tutte le più importanti orchestre degli Stati
Uniti (ebbe in particolare un ottimo rapporto con la Boston Symphony di
Charles Münch) e collaborò con solisti di altissimo rango (fra i quali
Wilhelm Backhaus, Walter Gieseking, Jascha Heifetz, Nathan Milstein,
Anton Rubinstein e Rudolf Serkin). II 1956 segnò il suo ritorno
all’opera lirica con una leggendaria edizione del Così fan tutte alla
Piccola Scala (27 gennaio 1956) che a detta di molti -incluso il grande
soprano Elizabeth Schwarzkopf, che pure cantò Mozart con sotto la
direzione di tutti i maggiori maestri in attività- costituisce uno dei
vertici assoluti dell’interpretazione mozartiana d’ogni tempo.
Esauritasi l’esperienza della N.B.C. Symphony con il ritiro di
Toscanini per limiti di età, la nascita del figlio Leonardo ed il
rinsaldarsi dei rapporti con la Scala e la Philharmonia andavano
schiudendo per la sua attività nuove prospettive. Una trionfale tournée
in Sudafrica (settembre-ottobre 1956), preceduta e seguita da parecchi
concerti, sempre con l’orchestra scaligera, sfociò nella nomina a
direttore stabile della più famosa istituzione musicale italiana (16
novembre). Pochi giorni dopo, nella notte fra il 23 ed il 24 novembre
1956, Cantelli perì con altri 32 passeggeri nel rogo dell’aereo che lo
stava conducendo negli Stati Uniti per dirigere una serie di concerti
con la New York Philharmonic.
Ai funerali, nella chiesa di Santa Maria della Passione, accanto al
Conservatorio milanese, partecipò una folla commossa e attonita, mentre
l’Orchestra della Scala salutò per sempre il suo Maestro con il Largo
dal Serse di Händel (l’ultimo brano che Guido aveva diretto), eseguito
davanti ad un podio vuoto.
Le sue spoglie ora riposano nel Famedio del cimitero di Novara.