RASSEGNA
STAMPA
BRESCIAOGGI - Spettacoli
"Il
clarinetto secondo Mozart"
Recensione del 02/02/2021
Se c’è
uno dei –tanti– capolavori dell’ultimo Mozart che amiamo in modo
particolare, questo è certamente il Concerto per clarinetto e orchestra
K 622. Il suo Adagio è una delle cose più sublimi mai scritte durante
la breve e straordinaria vita del salisburghese. E Laura Magistrelli al
clarinetto, con l’Orchestra Cantelli diretta da Ezio Rojatti, ce ne dà
una lettura particolarmente intensa. Un Concerto straordinariamente
famoso, che qui fa coppia con una partitura il cui autografo è andato
perduto: la Sinfonia concertante per oboe, clarinetto, corno, fagotto e
orchestra K 297b, con la Magistrelli affiancata da Enrico Bellati al
corno.
Interprete:
Magistrelli
CORRIERE DI NOVARA, Alessandro Curini
"Festival al Coccia con l'Orchestra Cantelli"
"Una
summa perfetta del magistero straussiano"
Recensione del Concerto del 19/01/2014
Era
dell’"inattuale" Richard Strauss la pagina più attesa della seconda
serata musicale del Festival Cantelli, al Teatro Coccia di Novara,
ospite l’Orchestra Cantelli diretta da Romolo Gessi. In occasione del
150° anniversario dalla nascita del maestro di Monaco, la scelta è
stata quella di proporre il concerto per oboe e piccola orchestra,
opera “crepuscolare” scritta nel 1945 a guerra appena conclusa, pochi
anni prima che la morte cogliesse il suo compositore. Quest’opera
intima, sorretta da un equilibrio strumentale di sapore mozartiano, e
summa perfetta del magistero straussiano, estranea ai titanismi dei
poemi sinfonici precedenti, segna l’ultima fase compositiva di Strauss,
oramai lontano dalle scene e dall’attenzione positiva di cui aveva
goduto lungo la propria carriera, a causa di uno stile di impronta
tardo-romantica divenuto, quasi alla soglia di metà Novecento, desueto,
incapace di esprimere la ruvida realtà circostante. Insieme alle
“Metamorfosi” e agli “Ultimi quattro canti”, il concerto per oboe è un
meraviglioso canto del cigno, con una parte solistica di elevatissima
difficoltà (richiede la respirazione circolare), ben resa da Francesco
Quaranta, interprete particolarmente affezionato a queste pagine, con
le quali ha avviato anni fa la propria carriera da solista. Come
preludio all’ascolto, ha dato il La l’"Andante festivo" di Sibelius,
composizione venata di malinconia ma appassionatamente spirituale nel
suo procedere, viva, e sempre di forte carattere poetico: agli archi
sono affidate lunghe frasi melodiche non semplici da rendere con
intatta forza emotiva. Con più fermezza e maggiore slancio l’Orchestra
Cantelli ha affrontato, nella seconda parte del concerto, la Terza
Sinfonia di Mendelssohn, virando così verso il pieno romanticismo. Non
meno "spirituale" e profonda la visione paesaggistica della Scozia che
il compositore, dopo un viaggio condotto nel 1829, restituisce nelle
pagine di questo ritratto non istintivo ma maturato nel corso di
diversi anni, tuttavia permeato da intatta vividezza, nei suoi canonici
quattro movimenti senza soluzione di continuità: una lettura certamente
non semplice che l’Orchestra Cantelli ha saputo condurre senza
incespicare, deliberata e robusta nei tempi allegri [...].
L’ECO di BERGAMO, B. Z.
"Bel concerto dell'Orchestra Cantelli a chiusura degli Incontri Europei"
"Vecchio e nuovo mondo a braccetto"
Recensione del Concerto del 17/04/2010
Con
un parallelo tra vecchio e nuovo continente si sono conclusi gli
Incontri europei con la musica. In Sala Piatti era di scena l'Orchestra
Cantelli di Milano, in una formazione contenuta, per presentare due
opere abbastanza note della produzione giovanile di Mozart, la Sinfonia
K 201 e il mottetto Exsultate,
jubilate K165. Nella sinfonia l'orchestra si è distinta per una
prova brillante e sicura, con buona coesione delle sezioni e
scorrevolezza collaudata. Più che la mano del direttore, il canadese
Marc-André Bougie, ci è sembrato incisivo il gesto del violino di
spalla della formazione.
L'interpretazione si è mossa lungo coordinate «classiche», con stacchi
di tempo non estremizzati (né troppo rapidi, né troppo lenti) e colori
pastosi e generosi. Nel mottetto era di scena il soprano americano
Candace Taylor, che ha via via preso dimestichezza e intensità
adeguate, dopo una partenza un po' sottotono. Ha dimostrato una buona
agilità e via via anche il timbro della sua voce ha trovato
inclinazioni più calde ed espressive.
Ben altra marcia ha caratterizzato la seconda parte del pomeriggio,
riservata alla letteratura americana. A partire dai due spirituals Steal away e Hide up in the chariot
di metà dell'Ottocento. Indubbiamente sia il conduttore che la voce
solista hanno subito dimostrato una familiarità diversa, per
immediatezza espressiva e scioltezza tecnica, che ha trovato un plauso
convinto e giustificato da parte del pubblico.
E analogo discorso valeva per le successive, più note, pagine di
Gershwin, Someone to watch over me,
dal musical Oh Kaye e, da Porgy and Bess, Summertime e My man's gone now, due tra le
melodie più celebri dell'opera, o ancora dall'aria Steal me, sweet thief, aria tratta
dal radiodramma The old maid and the
thief di Giancarlo Menotti. Pagine rese con estemporaneità,
brillantezza di colori, inclinazioni suadenti e a tratti vagamente
malinconiche.
L’ECO di BERGAMO, Stefano Cortesi
"Stagione
di musica 2010", Città di Treviglio
Recensione del Concerto del 31/01/2010
Nel
secondo appuntamento della stagione di musica 2010, davanti al folto
pubblico che ha gremito il Teatro Filodrammatici di Treviglio,
l’Orchestra Cantelli ha confermato di possedere ottime doti di
formazione strumentale emergente. Sotto la vigile e analitica direzione
di Paolo Belloli, la compagine milanese ha subito presentato le sue
credenziali nell’Ouverture Coriolano, possente pagina di Beethoven che
mostra la misura del potere drammatico e rappresentativo che la musica
è in grado di offrire. Dai fatidici accordi iniziali in fortissimo –
separati enfaticamente da lunghe pause – che precedono il primo tema
cupo e vigoroso, al secondo tema, dolce, femmineo e intriso di melodie
consolatrici, l’interpretazione di Belloli ha colto magnificamente il
«dualismo» che innerva il capolavoro beethoveniano. Attacchi precisi,
fraseggio incisivo ed eloquente, dinamica estesa, sono gli ingredienti
che hanno contraddistinto un’esecuzione intensa, vivida, senza ombre.
Inappuntabile ed encomiabile, da un punto di vista tecnico, la prova
del chitarrista Andrea Dieci, che ha disinvoltamente superato ogni
ardua difficoltà nel leggendario Concerto d’Aranjuez di Joaquin
Rodrigo, alla quale, tuttavia, sono sostanzialmente mancati il
trasporto e lo smalto tipicamente ispanici, la passionalità ed il
lirismo flamenchi, che ne hanno reso uno dei lavori più amati ed
eseguiti del secolo scorso. Purtroppo anche l’acustica non ha favorito
la prestazione di Dieci.
Il palcoscenico del teatro trevigliese non è dei più spaziosi e il
suono flebile della chitarra, posta a ridosso dei molti componenti
orchestrali, in diversi passaggi è risultato coperto dai legni e,
soprattutto, dai bassi – la cui posizione a ridosso delle quinte ne
potenziava l’emissione sonora – che hanno «mascherato» ancor più lo
strumento a pizzico. Il chitarrista ha poi deliziato gli ascoltatori
con il Preludio n. 1 di Villa-Lobos, fuori programma interpretato con
rara maestria. Molto curata in ogni dettaglio l’esecuzione della
Sinfonia n. 41 «Jupiter», ultima della lunga serie mozartiana. Nella
direzione, salvo qualche rigidità metronomica, non si è assistito a
scarti agocici marcati, ma ad un approccio coerente e sereno lungo
tutto il percorso della partitura. Ogni passaggio è stato assecondato
con puntuali dettagli e senza inutili leziosità: ciò ha consentito di
gustare le raffinate elaborazioni del primo tempo, l’intensa liricità
dell’Andante, il fugato e la straordinaria architettura polifonica del
Finale. Il pubblico ha risposto con lunghi e sentiti applausi.
L’ECO di BERGAMO, Stefano Cortesi
"Stagione
di musica 2008", Città di Treviglio
Recensione della "Messa di Requiem" di G. Verdi del 15/02/2008
L’invito che l’Amministrazione di
Treviglio ha proposto, non solo a tutta la sua cittadinanza, ma a tutti
gli appassionati di musica della provincia, per festeggiare i mille
anni dall’edificazione del campanile di San Martino, simbolo religioso
e civico della città, è stato accolto con grande entusiasmo e
partecipazione. Complice l’ultima proposta della Stagione di Musica
2008, che si è conclusa con la leggendaria Messa di Requiem di Verdi:
la Basilica, venerdì sera, era gremita all’inverosimile con il pubblico
assiepato in ogni suo angolo. L’esecuzione è stata affidata
all’Orchestra Cantelli ed al Coro Sinfonico Giuseppe Verdi di Milano,
sotto l’attenta direzione di Paolo Belloli che, sin dall’inizio, ha
manifestato una buona dose di carattere e di sicurezza, doti necessarie
per avere salda tra le mani la grandiosa partitura. Il maestro
trevigliese, pur non discostandosi dal solco della tradizione, ha
saputo presentare, nella sua lettura, un cambio di prospettiva ed un
approccio moderno che hanno gettato nuova luce sul capolavoro verdiano.
Direttore, coro ed orchestra, con encomiabile affiatamento, sin dalle
prime battute del Requiem aeternam hanno mostrato di non limitare il
linguaggio ad una scontata concezione del fraseggio. Unità di misura
non è stata la battuta, ma la singola frase intesa nella sua totalità,
che ha comunque permesso di percepire al suo interno una palese ed
efficace differenziazione dei piani sonori. La tensione implacabile è
esplosa subito, con grande magnificenza, nel poderoso Dies Irae, grazie
all’ottima coordinazione tra coro ed orchestra, riproponendosi nei
successivi tre attacchi con i quali viene ripetuto l’incipit
dell’impressionante "sequentia" che, grazie alla geniale intuizione
dell’autore, è l’elemento ricorrente ed unificante dell’intera
composizione. Le trombe sono emerse luminose nel successivo Tuba mirum,
mentre nel Confutatis ha ripreso corso il profondo senso dell’azione
drammatica: il dialogo fra la vigorosa e solida voce del basso Emidio
Guidotti e l’orchestra si è svolto in modo notevolmente serrato e
profondamente incisivo. Nel successivo Lacrimosa la sensazione di
trepidazione non si dileguava; alla straordinaria atmosfera
intimistica, ricreata dal suono legato degli archi, faceva da
contraltare il pungente incalzare del tempo. Vibrante e potente il
doppio intervento corale nel Sanctus, mentre nei successivi Agnus Dei e
Lux aeterna Belloli allentava dolcemente la drammaticità per lasciare
posto ad un clima di rasserenato abbandono, nel quale il soprano Silvia
Mapelli ed il mezzo soprano Nataliya Gerebtrenko, con la tavolozza
delle loro voci morbide e suadenti, hanno dipinto un paesaggio
spirituale di colori tenui e rassicuranti. Gli animi si placavano
momentaneamente per poi tornare ai forti contrasti del Libera me
Domine, dove si presentava ancora determinante l’intervento del coro.
Nel brano conclusivo il fraseggio del soprano è terminato con un
inaspettato crescendo, mentre il fugato si è aperto con impeto
coinvolgente, ben accentuato dall’ottimo suono dell’orchestra di
intensità pari a quella delle voci, sempre ben percepibili e molto
chiare nella dizione. Applausi entusiastici per tutti, una lunga
ovazione per Belloli e per Erina Gambarini, direttore del coro.
MUSICA E SCUOLA 15.5.2007, Daniela
Picoi
Ritorno
dell'Orchestra Cantelli. Con un concerto diretto da Romolo Gessi e il
pianista Nazzareno Carusi.
Ha riscosso grande successo il
concerto che l'Orchestra Cantelli, diretta da Romolo Gessi, ha tenuto
nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, nella ricorrenza del 50°
dalla scomparsa del M° Guido Cantelli. La straordinaria personalità
artistica di Guido Cantelli è stata rievocata da Marcello Abbado, che
non solo lo conobbe personalmente, ma suonò anche come solista in
occasione del loro comune debutto concertistico con l'Orchestra della
Scala: Abbado in qualità di pianista e Cantelli alla sua prima
direzione scaligera. Il ricordo toccante, descritto con affetto e
accuratezza, ha commosso molti tra gli spettatori presenti, tra i quali
figuravano Leonardo Cantelli, figlio del maestro, e numerose
personalità del mondo musicale milanese. Il ritorno dell'Orchestra
Cantelli in Sala Verdi, sua tradizionale sede concertistica, è stato
accolto calorosamente dal pubblico. Il programma della serata era di
ampio respiro e prevedeva l'esecuzione di alcune tra le pagine più
celebri del repertorio prediletto da Guido Cantelli. Fin dalla
frizzante e briosa ouverture mozartiana dell'opera Le Nozze di Figaro è
risultata eccellente l'intesa dell'orchestra con il M° Romolo Gessi,
recentemente nominato suo nuovo direttore musicale. Il virtuosismo del
successivo Concerto KV 271 "Jeunehomme" è stato affrontato con
sicurezza e mirabile fantasia dal pianista Nazzareno Carusi, che ha
dialogato con sapiente disinvoltura con l'organico orchestrale. Nella
Quinta Sinfonia di Beethoven la coesione raggiunta dall'Orchestra
Cantelli è stata particolarmente apprezzata. Morbida nel suono, precisa
negli interventi solistici delle prime parti, l'orchestra ha dimostrato
grande maturità musicale, seguendo puntualmente la linea
interpretativa, che Romolo Gessi tracciava con elegante incisività,
accurata scelta dei tempi ed entusiasmante carisma. Applausi e consensi
vivissimi.
L’ECO di BERGAMO del 14.2.2007,
Stefano Cortesi
"Stagione
di musica 2007", Città di Treviglio
"L'Orchestra Cantelli convince Treviglio"
Il programma in cartellone per il
quinto appuntamento della "Stagione di musica 2007" di Treviglio
prometteva due ore di musica intensa e indimenticabile. Le aspettative
del pubblico affluito numeroso al Teatro Filodrammatici non sono andate
deluse: a testimonianza di ciò i numerosi applausi che hanno coronato
la prestazione artistica dell’Orchestra Cantelli, diretta da Paolo
Belloli, che ha confezionato un'esecuzione di alto profilo dell’Eroica di Beethoven, non sempre
riscontrabile nelle compagini del medesimo livello di quella milanese.
Paolo Belloli ha realizzato quanto da un direttore della sua esperienza
ci si poteva attendere: ha retto con puntuale sollecitudine l’insieme
orchestrale, coordinando con saldezza tutta la composizione. Già nell'"Allegro
con brio" l’orchestra ha mostrato un'ottima sezione dei legni
(oboe e fagotti in particolare), dimostrando come una formazione di
medie proporzioni sia ancora la migliore per interpretare le sinfonie
di Beethoven. Di rilevo l’interpretazione del secondo movimento, la
celebre Marcia funebre, in
cui un certo tratto declamatorio, sostenuto dalle luminose incursioni
degli ottoni, si univa felicemente a una costante tensione espressiva,
caratterizzata da uno stacco di tempo intelligente ed equilibrato,
lento e cadenzato nella giusta misura. La formazione strumentale ha
manifestato un'ottima lettura della possente partitura: nella gaia
disinvoltura dello Scherzo,
che, quanto a velocità, sembra sempre sfidare i limiti estremi
dell'eseguibile, come nel Finale
in forma di rondò, inteso con grande libertà, in cui l'autore inserì
variazioni, fugati e sviluppi capaci di espandere a dismisura la
tensione presente nei movimenti precedenti. Il pomeriggio sinfonico ha
avuto esordio con la splendida Ouverture Le Ebridi di Mendelssohn, in cui
l'incessante movimento del primo tema, quasi un gioco di onde marine,
la dinamica continuamente variata e la ricorrenza continua di alcune
cellule melodiche fanno sì che non sia sempre facile percepire, da
parte dell’ascoltatore, l’autentica struttura del pezzo: il merito di
Belloli è stato proprio l’imprimere un ampio respiro alla pagina,
renderla intelligibile, arricchendone l'effetto pittorico. Di alto
livello la prova del giovane violinista ungherese Antal Szalai, che,
interpretando in modo magistrale il celebre Concerto per violino,
sempre di Mendelssohn, ha saputo esaltare con il suo strumento tutti
quei tratti ineffabili e romantici di questo capolavoro della
letteratura musicale dell'Ottocento. Ultimo appuntamento della rassegna
sarà il concerto straordinario con i leggendari The King's Singers, che
si esibiranno per la festa della Madonna delle Lacrime.
VOCE ISONTINA del 3.2.2007, L. Q.
Successo
ed applausi convinti per il sesto "Concerto della Sera" - Protagonista
nella Stagione "Lipizer" l'Orchestra milanese Cantelli
Successo clamoroso per il sesto
Concerto della Sera, tenutosi all'Auditorium di Gorizia. Protagonista
della serata musicale l'Orchestra milanese "Cantelli", composta da
solisti di varie nazionalità, diretta dalla sicura bacchetta del M°
Romolo Gessi, con la partecipazione solistica del noto sassofonista
Federico Mondelci. Sono state proposte pagine raramente eseguite, ma
interessanti e coinvolgenti, specie per l'interpretazione
stilisticamente curata, nell'anniversario di tre importanti musicisti:
Grieg (Holberg Suite), Sibelius (Andante festivo) ed Elgar (Serenata
op.20). Il saxofonista Mondelci si è fatto apprezzare sia nel Concerto
op.109 di Glazunov, sia nelle accattivanti songs di autori quali
Ellington, Bernstein, Morricone e Piazzolla. Ovazioni per il solista,
ma tanti e calorosi applausi anche per l'ensemble orchestrale e il suo
valente direttore. Fuori programma, graditissimo al numeroso pubblico,
Tonight di Bernstein.
MESSAGGERO DEL LUNEDI' del 29.1.2007,
E. L.
Applausi
per l'Orchestra Cantelli al "Concerto della sera Lipizer"
All'Auditorium di Gorizia,
protagonista l'orchestra milanese Cantelli, composta da ottimi solisti
di varie nazionalità, guidata dalla mano sicura e competente del
maestro Romolo Gessi, con la partecipazione solistica del sassofonista
Federico Mondelci. Nella prima parte - dopo la Holberg Suite op.40 di
Grieg, resa dall'orchestra con precisa attenzione stilistica - il
Concerto op.109 di Glazunov ha coinvolto profondamente. Veramente
calorosi e convinti gli applausi per la bravura del solista e per il
sicuro amalgama con l'orchestra. Nella seconda parte, interessanti le
pagine proposte - Andante festivo di Sibelius e Serenata op.20 di Elgar
- molto suggestive e gradevoli anche per l'ottima interpretazione
orchestrale. Un vero exploit di applausi per i brani per sax e archi di
Ellington, Bernstein, Morricone e Piazzolla. Entusiastici consensi
hanno accomunato tutti gli artisti, a cominciare dal saxofonista
Mondelci, per proseguire con il bravissimo direttore, Romolo Gessi, e
con gli altrettanto professionali strumentisti della Cantelli.
CORRIERE DELLA SERA – VIVIMILANO,
27/9/2000 di G.M.Benzig
"Tripla Orchestra per Veronesi"
"L’O.S.I.
nasce dalla fusione progressiva di tre orchestre, tre realtà che danno
ora vita a un cartellone comune".
LA
REPUBBLICA, 28/9/2000 di Luigi Di Fronzo
"L’orchestra
Cantelli ricomincia da tre: primo concerto stasera della Sinfonica
d’Italia"
"L’Unione
fa la forza" dev’essere il motto degli organizzatori della neonata
Orchestra Sinfonica d’Italia, un’operazione che risulta da una
singolare sinergia: tre organismi strumentali nazionali, la milanese
Orchestra Sinfonica Guido Cantelli, l’Orchestra Filarmonica di Torino e
la marchigiana Orchestra Internazionale d’Italia danno vita a una nuova
orchestra con sede a Milano ma la cui attività interesserà anche le
regioni dei complessi d’origine, per un totale di oltre cento concerti
l’anno.
Direttore
della nuova orchestra sarà Alberto Veronesi, guida della Cantelli, che
già qualche anno fa aveva tentato di realizzare una difficile fusione
con i Pomeriggi Musicali; a suo avviso la nascita dell’OSI rappresenta
"l’avveramento di un sogno", quello di creare un organismo più solido e
visibile, capace di aiutare i giovani orchestrali italiani a lavorare
ed emergere". L’attività del gruppo, poggiante su un organico medio di
circa sessanta elementi, privilegia direttori e solisti italiani.
Le date
milanesi vertono su un panorama classico-romantico o del primo
novecento e sono previsti un ciclo di musica da camera e una rassegna
di musica contemporanea.
Corriere della Sera, 28 novembre 1999,
Paolo Tarallo
"Veronesi e l'orchestra Cantelli: concerto con finale incantato"
L'ottima
forma dell'orchestra ha permesso al direttore di ottenere con facilità
il particolare suono straussiano, con i nastri multicolori degli archi
che guizzano nell'equilibrato impasto di ottoni e legni. Efficace la
formidabile scala cromatica dell'orchestra nel finale "Aus Italien",
con il preciso contrappunto scandito dai violini. Bravissima la sezione
dei corni e il primo corno fra tutti [...], ma anche la spalla non è
stata da meno distinguendosi per un'intonazione adamantina, tanto in
"Till" che in "Don Juan". Ineccepibile infine l'appiombo degli accordi
finali, che segnano il destino di Don Giovanni. Lunghi, meritati
applausi.
Corriere della sera, 13 febbraio 1999,
Paolo Tarallo
"Il Brahms della Cantelli - Bagliori di virtuosismo e buona
concertazione"
Il
programma, interamente votato, anzi, consacrato, a Brahms, schiera due
monumenti sinfonici: il "Concerto per violino, violoncello e orchestra"
e la "Sinfonia n. 2 in re maggiore". Diciamo subito che l'esito di tale
prova è stato assai buono. L'orchestra ha dimostrato di aver
metabolizzato le due cospicue partiture, mercè sicuramente un attento
lavoro di concertazione, compito del maestro Veronesi. [...] Nel
"Doppio" il violinista Serghei Galaktionov e il violoncellista
Alexander Zioumbrovsky hanno risolto le loro difficili parti,
alternanti bagliori di virtuosismo concertistico a robusti orditi
cameristici tessuti insieme alla trama orchestrale, con nettezza e
passione sonora.
Fanfare,
luglio-agosto 1998, James Camner
This is
not the first CD recording of Falstaff, but in many respects it is the
best. Although there are no first-rate vocalists, other than the
sprightly buffo Falstaff of the baritone Romano Franceschetto, the cast
is well rehearsed and forms a scintillating and finely honed ensemble.
A great deal is due to the brilliant conducting of Alberto Veronesi and
the warm Italianate playing of his Orchestra Guido Cantelli of Milan
(sounding like a larger version of I Musici, the great chamber
orchestra). Veronesi is a major talent, and I predict we will hear more
from him. Great-sounding recording and a beautiful booklet with text
and translation. Enthusiastically recommended.
Il
Tempo, 14 giugno 1998, Enrico Cavallotti
L'Orchestra
Guido Cantelli di Milano è giunta a Roma ospite di Santa Cecilia. Ci ha
offerto, inopinata, una sensazione di freschezza esecutiva e di
proprietà stilistica, che più abbiamo ammirato in considerazione della
giovane età dei componenti il complesso strumentale. [...] Il lodevole
Veronesi ha fondato l'Orchestra Cantelli nell'anno 1992, diventandone
direttore artistico. Bella fondazione. Il suo è un gesto direttoriale
che si distingue per eleganza, compostezza e nitore. Non dà
nell'occhio, né v'aspira. Ed al gesto corrisponde un'inclinazione
interpretativa tesa alla moderazione degli affetti, all'urbanità del
porgere, alla politezza della fattura sonora.
The Financial Times, 4 giugno 1998,
William Weaver
"Rarities on the fringe" (Falstaff di Salieri)
Sensitively
paced by the young conductor Alberto Veronesi, the equally youthful
Orchestra Guido Cantelli was able to convey all the charme and elegance
of the score.
La
Repubblica, 13 maggio 1998, Landa Ketoff
[...] e
ascoltandola sabato, a Santa Cecilia, se ne sono visti i risultati:
ottimi gli archi (quasi tutti stranieri) e i fiati (quasi tutti
italiani), bel suono omogeneo, repertorio vasto e poco sfruttato.
Corriere
della sera, 9 maggio 1998, Paolo Tarallo
"Dallo scrigno Cantelli una perla di concerto"
Ogni
qualvolta si schiuda lo scrigno dell'Orchestra Cantelli luccicano
preziosi gioielli. E' accaduto al Conservatorio, dove Alberto Veronesi
ha diretto l'orchestra in un interessante programma, nel quale
brillavano il "Concerto in fa diesis minore per pianoforte e orchestra"
di Hiller e la Suite da "Il Borghese Gentiluomo" di Strauss.
Corriere
della Sera, 25 aprile 1998, Alessandra Farkas
Per la
prima volta un'opera interamente italiana ha debuttato al
prestigiosissimo BAM di New York, tempio dell'avanguardia mondiale.
[...] La prima americana, il 22 aprile, è stata applaudita sia dal
pubblico sia dalla critica. [...] La critica ha apprezzato l'operazione
culturale di Veronesi e Montresor, che, con questa trasferta
oltreoceanica, tentano ciò che nessun altro aveva fatto prima di loro:
riabilitare Salieri.
The New
York Times, 19 aprile 1998, Paul J. Horsley
La
Società dell'Opera Buffa, an energetic young company from Milan, is
making a strong case for revisiting the composer's opera. Its brilliant
production of Salieri's Falstaff [...], which opens on Wednesday at the
Majestic Theatre of the Brooklyn Academy of Music, shows that there is
much more to this witty, good-natured composer, than minuets and court
intrigue. [...] And a new studio recording from Chandos, with Alberto
Veronesi conducting the Orchestra Guido Cantelli, [...] suggests that
BAM audiences are in for a rare treat. The disks feature clearly
stylistic playing by the orchestra, under Mr. Veronesi's disciplined
direction, and richly balanced choral singing.
Time Out, 16 aprile 1998, Tom Samiljan
"Buffa Babies"
A
youthful Milan-based opera company is single-handedly reviving the art
of italian comic opera. [...] The Società is youthful to the core
[...].Times have changed since the days of Toscanini. Being a great
conductor won't guarantee main-stream stardom these days. But if the
Società can manage to bring an obscure opera by Salieri to New York,
just think what lies ahead. The group certainly has time on its side.
The
Guardian, 20 marzo 1998, S.P.
The
playing of the young Orchestra Guido Cantelli is fine, and the momentum
generated by Alberto Veronesi compelling.
The
Sunday Times, 15 marzo 1998
The
Cantelli Orchestra is a stunning ensemble and the playing is fabulous.
Corriere
della sera, 14 marzo 1998, Francesco Maria Colombo
[...]
un'orchestra da camera quale la Cantelli, nata da iniziativa privata,
la quale riesca in cinque soli anni a organizzare una propria stagione
radunando un pubblico che stipi la Sala Verdi quasi fino all'ultima
poltrona, è un piccolo miracolo. [...] i programmi sono effettivamente
vari ed interessanti [...]. In particolare sugli Stabat Mater di
Alessandro Scarlatti e di Pergolesi, ora ascoltati: Veronesi privilegia
una dimensione di raccolto e sobrio intimismo, ottenendo dall'orchestra
un colore assorto e stemperando in una sorta di malinconia suggestiva
quel che di tragico potrebbe suggerire il testo sacro. Gli esiti sono,
come sempre, ottimi in orchestra, buoni nelle soliste Myeounghee Lee e
Chiara Chialli [...].
Frankfurter Allgemeine Zeitung, 13 marzo
1998, Harald Budweg
Eine Lanze für Clara Schumann
L'Orchestra
Guido Cantelli di Milano ha debuttato come ospite in un concerto per la
Mainzer Konzertdirektion, nell'affollatissima Rheingoldhalle.
L'ensemble milanese, sotto la direzione energica di Alberto Veronesi,
si è dimostrato un gruppo raffinato, capace di uno sviluppo del suono
delicato nella forza di filarmonica da camera. Il bel suono degli archi
ha trovato un gratificante campo d'espressione nel breve brano
"Crisantemi" di Giacomo Puccini, (originalmente per quartetto), colmo
di sentimento.
Mainzer Allgemeine Zeitung, 12 marzo
1998, S.K.
Zwei fesselnde Jugendwerke
L'Orchestra
Guido Cantelli di Milano, sotto la bacchetta del suo fondatore e
direttore Alberto Veronesi, sviluppa i sei movimenti [della Serenata in
re maggiore op. 11 di Brahms] con vitale gioia di far musica. Veronesi
lascia presagire, nel primo movimento, le future conquiste del Brahms
sinfonico, acuisce i contrasti cromatici, si abbandona alla naturale
magia degli strumenti a fiato. L'Adagio viene qui dilatato fino a
diventare quasi un Largo - un su e giù emotivo dallo sviluppo del
suono, trattenuto e poi nuovamente spegnentesi. Il minuetto e il rondò
finale risultano come in filigrana.
Mainzer Rheinzeitung, 12 marzo 1998,
Roland Furch
Futter für die finger im Meisterkonzert
L'Orchestra
Guido Cantelli, che, a causa dell'opera stessa, nel concerto per
pianoforte aveva potuto mettersi meno in evidenza, ci ha piacevolmente
rivelato le sue possibilità sonore nelle Antiche Danze ed Arie di
Ottorino Respighi e nella Serenata in re maggiore di Brahms. Il suo
direttore Alberto Veronesi è riuscito a stimolare una fusione di suono
molto omogenea e a dipingere con le molteplici combinazioni degli
strumenti. Sostenuto dalla piccola formazione, ma anche grazie ad un
preciso lavoro di concertazione, Veronesi ha portato la sua orchestra
ad un suono d'insieme trasparente, perfettamente percettibile.
Il
Giornale, 30 gennaio 1997, Luciana Baldrighi
Rigore,
eleganza ed anche humor. Con queste caratteristiche Alberto Veronesi ha
diretto l'altro pomeriggio al Conservatorio Giuseppe Verdi l'Orchestra
"Guido Cantelli" da lui stesso fondata nel 1992 e l'orchestra "I
Pomeriggi Musicali", riunite in un unico grande organico sinfonico.
Un'operazione che si era già ripetuta con successo la scorsa estate. In
programma l'Orpheus di Igor Stravinskij e la Sinfonia n.4 opera 60 di
Ludwig van Beethoven. Per l' occasione la sala del Conservatorio si è
gremita di gente: dall'atmosfera che si respirava, sembrava di essere
tornati ai vecchi tempi, quando le stagioni concertistiche registravano
il tutto esaurito.
Amadeus,
febbraio 1997, Luigi di Fronzo
Sotto la
guida di un giovane serio, puntiglioso, accanito ed apprezzato
esaminatore di montagne di partiture come il trentenne Alberto
Veronesi, la Cantelli è diventata l’appellativo di un'orchestra e non
ha mancato di suscitare qualche invidia nella grigia città dove si
liquidavano complessi sinfonici.[...] Il risultato oggi è questo:
caparbietà, lavoro indefesso, prove lunghe e massacranti per tutti,
hanno fatto lievitare le speranze e le certezze della Cantelli ed i
suoi traguardi raggiunti in pochi mesi hanno portato non solo lustro,
ma esperienza e vitalità.
La Notte,
10 marzo 1997
L’Orchestra
Cantelli la conosciamo e la seguiamo da anni. E con lei il suo giovane
direttore. Veronesi lavora con questo complesso con serietà e nel corso
degli anni è riuscito a raggiungere lusinghieri risultati. Il complesso
inserisce nel suo repertorio compositori del periodo classico, anche se
a volte si spinge nell’ area romantica ed in quella contemporanea.
Il
Giornale, 28 marzo 1997, Alberto Cantù
Un'orchestra
milanese, ma internazionale per gli strumentisti che la compongono e
solisti di gran fama. La "Guido Cantelli" con il suo direttore Alberto
Veronesi ha dato via ad una serie di concerti: come prestigiosi ospiti
per l'appuntamento inaugurale hanno suonato Manuel Barrueco ed il
pianista Eugenio De Rosa. [...]
Corriere
della Sera, 5 aprile 1997, Paolo Isotta
[...] La
precisione ed il nitore degli archi dell'Orchestra Guido Cantelli di
Milano sono noti. Il suo direttore stabile, Alberto Veronesi, concerta
Il Dixit Dominus di Händel alternando la tecnica tradizionale ad altra
lievemente imparentata con l'attuale moda esecutiva concernente la
musica cosiddetta "barocca". Perviene pure (de torrente in via bibet) a
raffinatezze timbriche inedite anche per un buon conoscitore della
partitura [...] il suo gesto fervido ed insieme esatto, addirittura
virtuosistico nel primo tempo del Concerto in re min. di Bach, infonde
plasticità al suono corale e strumentale e dinamismo artificioso
all'esecuzione tutta.
Corriere
della Sera, 30 aprile 1997, Francesco Maria Colombo
Che
programma raffinato, lunedì sera al Conservatorio, con l'Orchestra
Cantelli. Nella prima parte, una di quelle piccole Sinfonie del primo
Haydn, l'Ottava intitolata "Le Soir", che non finiscono di incantare
con la loro grazia di snelle adolescenti e lo sconosciutissimo
"Concerto op. 69" di Ferdinand von Hiller; nella seconda lo chic dello
chic: la Suite di Richard Strauss nelle musiche di scena per il
"Borghese Gentiluomo" di Molière. [...] Quanto a Veronesi e alla
Cantelli, ancora una volta ci piace ripetere come la sensibilità
poetica, la fantasia, la libertà di fraseggio di questo direttore si
confermino sempre più e trovino attuazione piena nelle doti di
autentico virtuosismo sfoggiate dalla sua orchestra.
Il
Giorno, 18 maggio 1997, Lorenzo Arruga
[...]
un'orchestra che ha dei lati interessanti e che viene abbastanza
discussa perché anomala nel panorama italiano è la Cantelli, con molti
elementi stranieri, che ha come direttore stabile Alberto Veronesi. In
una formazione con gli archi ha eseguito per le "Serate Musicali" il
Concerto di Chopin in fa minore, in una versione ridotta, che ci ha
dato ancora una volta la gioia di ascoltare uno dei pianisti più
spiritosi, ricchi di tenerezze segrete, cioè Thiollier, ed una versione
per complesso d'archi del più famoso brano per quartetto, Opera 110, di
Shostakovich. La caratteristica più considerevole è, a mio avviso, il
colore scuro e severo che il complesso sta prendendo; con una bella
precisione ed un fascino suo, che permette di individuarla. Ecco la
possibilità di un percorso da seguire, con il solito desiderio che
tutto sia bellissimo e con la severità critica che lo possa diventare.
Corriere
della Sera, 27 febbraio 1996, Paolo Isotta
[...] Sì,
la "Cantelli" non è solo la riunione di una serie di strumentisti
bravi, è un organismo che si vede, comincia ad avere reazioni,
comportamenti e colori in quanto organismo. [...] Gode, l’orchestra, di
buone prime parti tra i fiati, ma l’omogeneità tecnica degli archi, la
loro precisione e il suono potente e ricco sembrano sopra ogni cosa
degne di nota, atteso che proprio gli archi sono, per lo più, il punto
debole delle orchestre italiane.
Der
Standard, 6 aprile 1996, Peter Cossè
[...] Se
attualmente c’è qualcosa di positivo di cui riferire nella Salisburgo
pasquale del Festival, si tratta dell’avvenimento contrappuntistico al
Mozarteum. L’idea del Festival parallela e riformista di Claudio Abbado
dà i suoi frutti [...] Al fine di fornire un breve ma approfondito
insegnamento in materia di estetica orchestrale italiana, Abbado ha
invitato come autorità in questo campo l’Orchestra Guido Cantelli di
Milano, formata da giovani, il cui direttore Alberto Veronesi, con
brani di Dallapiccola, Sciarrino, Manzoni e Malipiero, complicati e non
sempre di facile ascolto, ha fornito buoni esempi della solidità e
della duttilità dell’ensemble.
Corriere
della Sera, 11 aprile 1996, Paolo Tarallo
[...]
L’altra sera al Conservatorio l’Orchestra Guido Cantelli s’è presentata
al penultimo appuntamento stagionale in forma quanto mai smagliante.
Più che un’orchestra è parsa essere, nella solida coesione dimostrata,
un unico strumento, sensibilissimo nel recepire e porre in atto la
precisa chironomia del suo direttore, nonché padre fondatore, Alberto
Veronesi.
Corriere
della Sera, 20 giugno 1996, Franca Cella
[...]
entusiasmante la Suite dal balletto "El Amor Brujo" di De
Falla......Veronesi l’ha accarezzata nell’orchestrazione smagliante e
guidata con respiro di magico rituale.
La
Nazione, 15 settembre 1996, Federica Luchetti
[...]
padrone del gioco il maestro Alberto Veronesi che ha diretto con
giovanile tocco l’Orchestra Guido Cantelli. Protagonista assoluto nel
preludio del terzo atto, Veronesi ha mostrato un piglio tenace
personale dal taglio perfetto.
Corriere
della Sera, 31 ottobre 1996, Paolo Tarallo
Veronesi
e l’ottima compagine hanno correttamente scelto di assecondare,
accentuandolo, il vivace ritmo scenico che fa speditamente procedere
una macchina operistica ricca di melodie accattivanti oltre che
vocalmente brillanti.
Il Sole
24 ore, 3 novembre 1996, Carlamaria Casanova
[...]
L’orchestra Guido Cantelli che Alberto Veronesi porta a pregevole
risultato, alleggerendo la vis comica, dando respiro agli accenni di
commovente umanità, risolvendo con precisione i sostanziosi concertati.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 18 novembre 1995, Nicola Sbisà
[...]
L’Orchestra Guido Cantelli, complesso "giovane" nel contesto dei gruppi
strumentali italiani, ha subito dimostrato di meritare ampiamente il
subitaneo successo riportato già all’indomani dei suoi esordi. Suono
compatto, espressivo, capacità di calibrare slancio e sonorità alle più
diverse e complesse esigenze stilistiche, esemplare, immediata
rispondenza alle idee del suo direttore-fondatore il giovane maestro
Alberto Veronesi. Veronesi - che aveva già rilevato la sua cifra
interpretativa in un non dimenticato "Concerto delle nuove bacchette"
al Festival di Spoleto di due anni fa - guida l’orchestra con mano
sicura e grande sensibilità musicale.
La
Stampa, 23 febbraio 1994, Giorgio Pestelli
L’Orchestra
Cantelli è anche una struttura organizzativa per la formazione di
giovani musicisti usciti da scuole e conservatori di tutto il mondo:
dunque un laboratorio di talenti e di cultura strumentale al quale il
pubblico ha riservato i più caldi voti augurali.
Corriere
della Sera, 20 aprile 1994, Franca Cella
L’Orchestra
Cantelli, fremente di giovinezza, ha trovato subito un suo pubblico,
disponibile e prezioso. [...] Sta costruendosi un repertorio e lo fa
minuziosamente e lentamente con il suo direttore Alberto Veronesi.
Questo ciclo " Il ‘900 storico" distilla tre capolavori d’epoca (di
Stravinskij, Bartók, Schönberg, uno ad ogni concerto) accanto a pagine
del Settecento ed Ottocento.
La Notte,
2 giugno 1994, Gabriella Mazzola
Salvatore
Accardo entusiasma il pubblico del Conservatorio e trascina al successo
anche il giovane direttore Alberto Veronesi e l’Orchestra Guido
Cantelli. Un appuntamento che ha riempito la sala fino
all’inverosimile, tanto che non c’era più un posto neppure in piedi.
Corriere
della Sera, 3 giugno 1994, Francesco Maria Colombo
[...]
Alberto Veronesi, il giovane direttore che guida stabilmente la
Cantelli: in lui abbiamo notato un’eleganza di gesto (sobrietà unita
alla sicurezza, soprattutto nell’anticipare gli attacchi, immediato
senso del fraseggio e dell’accentazione delle linee melodiche; capacità
di sostenere l’impulso ritmico con la destra serbando alla sinistra
l’indipendenza che stabilisca il carattere espressivo, il colore o
l’intensità dinamica di volta in volta richiesta) [...] Quanto alla
formazione che Veronesi guida, intonazione, duttilità nella dinamica,
omogeneità fra gli archi, sono pregi evidenti.
Nice
Matin, 17 agosto 1994, Renè Doumène
[...]
L’Orchestra Guido Cantelli a mis en évidence une richesse de son, une
homogénéité, une fraîcheur, mais aussi un enthousiasme qui laissent
bien augurer de son avenir. Ajoutons qu’il est tout aussi à l’aise dans
les compositeurs de l’époque classique que dans la musique de notre
temps, ce qui "n’est pas évident" comme l’on dit aujourd’hui.
Il
Giorno, 18 ottobre 1994, Lorenzo Arruga
[...]
Alberto Veronesi sta mostrando di dare un forte senso di costruzione
personale, intelligente, utile all’orchestra [...] Così, nella Sala
Grande del Conservatorio, davanti a moltissimo pubblico plaudente,
Veronesi ha osato presentare il concerto "Imperatore" di Beethoven, e
la Sinfonia di Schubert detta "La Grande". Ha tenuto in mano con molta
sicurezza entrambe le partiture. Si è sentito un grande senso di
chiarezza [...] inoltre ha lavorato molto bene sul colore del suono e
sulle diversità dei fraseggi.
Corriere
della Sera, 1 novembre 1994, Franca Cella
Teniamocela
stretta questa Orchestra Guido Cantelli, piccola (25 borsisti), giovane
(dal ‘93) nella città che dissipa orchestre senza un rimpianto. Ha
suono d’archi vivido e aristocratico, col potenziale d’energia e scatto
delle scuole dell’est appena alza la voce, e un tessuto connettivo
morbidamente italiano; fondata e diretta dal giovane Alberto Veronesi
può permettersi uno studio continuo per perfezionare e allargare il
repertorio."